Barquet Living Lab

Ridotta la portata della fonte solforosa del rio Barquet ed impossibile rilanciare il termalismo, dopo decenni di abbandono, Comune ed ecomuseo locale hanno deciso di recuperare edificio e parco delle Fonti Solforose di Anduins.

Reinterpretando il rapporto fra acqua e benessere, e coinvolgendo la comunità nella ricerca, ideazione, pulizia e primo ripristino dei luoghi.

La visione

L’obiettivo è rendere l’intero bacino del Barquet un’area di sperimentazione, un laboratorio vivente nel quale lavorare sui servizi ecosistemici per il benessere di tutti gli organismi viventi.

Il territorio

Il rio Barquet sgorga sul versante orientale del Monte Pala, per confluire nel torrente Arzino, parte del più ampio bacino del fiume Tagliamento. Ha acqua idrosolforica salina fredda ricca di sali magnesiaci.

A cavallo fra calcari e “flysch”, lungo gli appena 3 chilometri di corso, si alternano zone aride e franose, cascate, stagni ormai prosciugati, prati imboschiti, ed ettari di vecchio bosco oggi tutelati quali aree wilderness.

Il paese di Anduins, unico abitato lambito dal torrente, ha visto il massimo splendore fra Ottocento e Novecento, con la realizzazione di uno stabilimento balneare da 1000 presenze giornaliere e la costruzione di grandi alberghi. Il declino del turismo termale e il progressivo esaurimento della vena, nonostante un certo spirito imprenditoriale (qui nascono le industrie meccaniche LIMA, trasferitesi e poi acquisite da una multinazionale americana), portano ad un periodo di torpore per gli ormai meno di 200 abitanti.

La tattica

Abitanti, associazioni, e Amministrazione, col supporto di studiosi e ricercatori di enti pubblici e università, stanno conducendo un primo percorso di ricerca storica e di re-interpretazione dei valori passati e presenti in ottica futura.

Attualmente la comunità è protagonista della fase di pulizia e ripristino degli esterni, e nel breve potrà disporre di questi spazi per iniziative culturali e attività ricreative. Accanto a questo lavoro manuale, da Agosto 2024 ad oggi, i partecipanti al progetto sono stati coinvolti in una serie di laboratori partecipati. Durante le sessioni partecipative si è lavorato ad un approccio intergenerazionale, progressivo, e sistemico che avvicini alla visione del Barquet quale laboratorio vivente.

La prima fase di questo approccio è la costituzione del cosiddetto “Giardino Selvatico” attorno ad edificio e parco delle Fonti. Per una (ri)costruzione di unidentità comunitaria, più partecipativa, legata alla natura ed in particolare al rio Barquet e i suoi elementi di valore.

Gli interventi, tutti pianificati e condotti con la comunità, prevedono: la creazione di un percorso didattico, con la pulizia selettiva del verde, la definizione di aree per la tutela e la cura di specie autoctone, e la realizzazione di spazi informativi attrezzati e segnalati (con anche la collaborazione dei bambini della scuola primaria di Anduins). Assieme all’Ecomuseo Lis Aganis, verrà poi organizzata una stagione inaugurale con laboratori formativi ed eventi culturali legati alla storia e all’ambiente naturale di Fonti e bacino del Barquet, in alcuni dei quali gli abitanti saranno protagonisti di racconti e seminari.

La porzione frontale dell’edificio dovrebbe essere messa in sicurezza entro l’estate 2025; verrà poi arredata con alcuni, semplici materiali di risulta della pulizia esterna. All’interno dello spazio, nell’autunno 2025, si prevedono ulteriori tavoli di lavoro per misurare l’impatto delle prime iniziative e definire con comunità, partner, e portatori d’interesse, quali progetti di sviluppo e quale governance adottare nel prosieguo.

Il domani

La comunità ha già ipotizzato uno scenario per il prossimo decennio, che potrebbe svilupparsi in due fasi: quella del “Bosco di Paese” e del “Nuovo Paesaggio”.

Partiti dal recupero delle Fonti Solforose, nel 2030, un grande parco avvolgerà organicamente il paese di Anduins. Sarà praticabile attraverso una serie di sentieri tematici, con aree dedicate al gioco, percorsi per sportivi, e nicchie per chi vuole rilassarsi, studiare o lavorare in natura. Curato anche grazie alla costante partecipazione di cittadini e alla creazione di un’associazione fondiaria, il bosco non sarà più un problema – invasivo e foriero di pericoli – ma uno strumento di relazione, piacevole, profonda, e sicura, con la natura, propaggine del paese, e giardino collettivo.

Nel 2035, il paesaggio del Barquet sarà un atlante a cielo aperto: incornicerà al suo interno tutti gli elementi naturali -sapientemente equilibrati fra quelli valorizzati e quelli non lavorati -, mostrerà i processi storici, i meccanismi insediativi e produttivi, le presenze culturali e artistiche del territorio e delle sue comunità nel tempo. L’intero bacino, esteticamente e funzionalmente curato, sarà luogo educativo, formativo, scientifico, di svago e produttivo: paradiso per scolaresche, famiglie, sportivi, escursionisti; casa di alcune eccellenze dedicate alla trasformazione dei prodotti agricoli e del bosco; e con una micro-economia solida, legata all’ospitalità, la ristorazione, e l’intrattenimento in ambito naturalistico.

Progetto in divenire

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